IL CAPOLAVORO INVISIBILE
Quattro grandi libri del Novecento italiano
trascurati, nascosti, o semplicemente introvabili
presentati dallo scrittore GIULIO MOZZI
Quattro appuntamenti a Trento per Lorenzo Montano, Carlo Coccioli, Gaia Servadio e Mario Pomilio. Gli incontri si svolgono presso Teatro Spazio 14, via Vannetti 14, Trento, alle 20.30. A seguire piccolo buffet. INGRESSO LIBERO
Evento organizzato dall’Ass. Cult. Teatrincorso con il contributo finanziario della Fondazione Caritro .
Intero programma dell’iniziativa QUI.
Venerdì 22 ottobre, ore 20.30
Carlo Coccioli
1950. Il cielo e la terraUn milione e quattrocentomila copie in Francia,
tradotto in diciotto lingue. Ignorato in Italia.Carlo Coccioli è lo scrittore più cult di tutto il Novecento italiano. Nacque a Livorno nel 1920; visse parte dell’infanzia e dell’adolescenza in Libia; si guadagnò nella Resistenza una medaglia d’argento al valor civile; esordì nel primissimo dopoguerra; nel 1950 pubblicò per Vallecchi il romanzo Il cielo e la terra, la cui edizione francese vendette un milione e quattrocentomila copie procurando a cascata traduzioni in altre diciassette lingue e rendendo Coccioli famoso in tutto il mondo. Fuorché in Italia. Il successivo Fabrizio Lupo, storia di un giovane cattolico omosessuale che, non riuscendo a tenere insieme i pezzi della sua vita, decide di uccidersi, suscitò grande scandalo: uscì in Francia nel 1952, e in Italia solo ventisei anni dopo. Turbato dallo scandalo, Coccioli decise di abbandonare l’Europa: dal 1953 al 2003, anno della morte, abitò a Città del Messico. Il cielo e la terra, insieme a Davide del 1976, resta il suo capolavoro. È la storia di don Ardito Piccardi, un uomo che si è fatto prete non per fede in Dio, ma per combattere il Diavolo. Una sorta di mistico nichilista. Che un giorno, chiamato a dare l’estrema unzione a una bambina moribonda, la guarisce. Tutti gridano al miracolo. Lui pensa che sia un trucco del Diavolo. La gerarchia lo guarda con sospetto. Morirà, don Ardito, convincendo un ufficiale tedesco a fucilare lui anziché i veri colpevoli – quasi dei ragazzini – dell’uccisione di alcuni soldati. Il romanzo ha la forma dell’inchiesta, e molti lettori del romanzo credettero nella realtà di don Ardito. Tanto da convincere Coccioli, qualche anno dopo, a farlo “risorgere”, più nichilista che mai, nel romanzo Le cailloux blanc.
Il cielo e la terra recensito da Demetrio Paolin in Bottega di lettura: qui.
Il Novecento è ormai finito: gli autori che l’hanno segnato si stanno per via naturale estinguendo; e storici, critici e compilatori di antologie stanno battagliando – perché anche la letteratura è un luogo di potere, e l’editoria è in preda al mercato – per definirne il canone, ossia la lista degli “autori che resteranno nel tempo”: quelli che nei decenni a venire saranno continuativamente ristampati nelle edizioni economiche, riversati nel mercato dell’ebook, proposti ai ragazzi nelle scuole, studiati nelle università, tradotti in altre lingue.
Teatro Spazio 14 propone, con la collaborazione di Giulio Mozzi, la lettura di quattro grandi romanzi novecenteschi ormai esclusi da tutti i canoni, e tuttavia bellissimi, complessi, formalmente innovativi, e spesso molto più apprezzati all’estero che in patria. Una proposta quasi sovversiva, che vuole anche smentire la vulgata secondo la quale l’Italia sarebbe patria più di dolci poeti che di muscolosi narratori.
Precedendo di qualche anno Gli indifferenti di Alberto Moravia, il Viaggio attraverso la gioventù di Lorenzo Montano (1923) chiude definitivamente i conti con l’immaginario dannunziano, e apre la via del romanzo esistenzialistico. Il cielo e la terra di Carlo Coccioli (1950), romanzo duramente mistico accolto all’estero con enorme successo, sembra oggi quasi un’allegoria dell’Italia postbellica, diventata nazione non per speranza in un bene comune ma per odio a un male esterno. Tanto gentile e tanto onesta di Gaia Servadio (1967) è il primo romanzo italiano “globalizzato” – e infatti oggi, chi volesse leggerlo, deve farlo in lingua inglese –, aperto con garbo e umorismo alle sperimentazioni postmodernistiche. Il quinto Evangelio di Mario Pomilio (1974), romanzo che ha per protagonista un libro inesistente, è probabilmente l’unico romanzo postmoderno cattolico esistente al mondo.
Ciascuna delle quattro serate si articolerà in una breve lezione introduttiva, tenuta da Giulio Mozzi, seguita da una lettura teatrale a cura di Teatro Spazio 14.
L’iniziativa si rivolge ai lettori curiosi, il cui gusto non si sia ancora assuefatto all’eterna riproposta, da parte dell’industria editoriale, di un gruppo di autori canonizzati; agli studenti universitari, che oggi più che mai abbisognano di memoria storica; al pubblico del teatro, sempre attento a esperimenti e contaminazioni; agli insegnanti delle scuole medie superiori, ai quali spetta il compito di “traghettare” ragazze e ragazzi dalle letture dell’infanzia alle letture adulte, ossia alla libera scelta di chi e cosa e quando leggere.